La querelle in corso sullo stato delle acque del Lago di Varese, con la faticosa contrapposizione tra realizzazioni concrete (pochine), e dichiarazioni pubbliche (tante) sulle magnifiche sorti dell’azione di salvaguardia fin qui intrapresa finisce per lasciare in ombra il principio base che supporta ogni attività umana ad impatto ambientale (praticamente tutte), E’ possibile fare capo al termine generale di SOSTENIBILITA’ anche se si tratta di un termine ampiamente svilito dalle citazioni a sproposito. In grande sintesi si tratta dell’affermazione – in sé lineare e semplice – che ogni azione umana, se ha un impatto ambientale, deve essere limitata ad una semplice sostituzione di risorse, in modo che eventuali modifiche/alterazioni siano sostituite da equivalenti o comunque egualmente sostitutive, con il principio dell’impatto nullo, cioè il peso ambientale dell’azione deve essere reso pari a zero. Da ciò deriva direttamente, per esempio, il concetto di “economia circolare” La semplicità dell’enunciazione non rende l’idea dell’enormità delle implicazioni. In pratica si può dire che anche un rispetto non integrale del principio comporta una vera rivoluzione nei normali comportamenti umani, proprio quella riforma radicale dei rapporti con la natura che in questi giorni occupa l’attenzione delle piazze, in tutto il mondo (almeno laddove questa attenzione può essere manifestata).
Per il Lago, la diretta derivazione del principio è che:
- Il Lago di Varese, con il territorio afferente, costituisce un’insieme di sistemi naturalistici, complesso e notoriamente di grande valore. In particolare le sue acque sono parte del sistema idrico comprendente tutte le acque afferenti, superficiali e sotterranee esistenti naturalmente ;
- Per il principio di sostenibilità, ogni utilizzo di queste acque – in gran parte tramite prelievo dall’ambiente naturale e distribuzione tramite acquedotti – deve comportare la loro restituzione al sistema nelle condizioni di prelievo, cioè allo stato naturale;
- L’atavico tradizionale principio di utilizzare le acque in un ciclo di uso quale veicolo di asportazione di tutte le impurità ed i rifiuti liquidi o solubili prodotti da tutte le attività umane per la “dispersione” è in radicale conflitto con il principio suddetto;
- La restituzione all’ambiente di acque comunque utilizzate nel ciclo d’uso, deve essere preceduta dalla asportazione di tutte le sostanze non naturali immesse, la cosiddetta “depurazione”;
- Solo un corretto – appunto “sostenibile” – funzionamento del citato ciclo di uso è accettabile e può garantire una effettiva compatibilità tra le attività umane e l’ambiente naturale per il sistema idrico.
Naturalmente come detto il principio di sostenibilità vale per tutti i sistemi naturalistici, quindi per il mondo vegetale o animale, per il suolo ed il paesaggio, per la stessa condizione umana nell’ambito del suo rapporto con il territorio. Si pensi, ad esempio,alle attività agricole/forestali, al ciclo dei rifiuti solidi, alle emissioni in atmosfera (il CO2 ma non solo), all’impatto acustico e luminoso, ecc.
Le considerazioni esposte (qui in grandissima sintesi) raggruppate in genere sotto il termine ecologia sono state a lungo ignorate e ritenute minori o elitarie: si può dire invece che questo è stato un grande errore culturale. Tutto il mondo si sta progressivamente rendendo conto che il prevedibile disastro ecologico può diventare il chiavistello per far saltare tutta la realtà umana come la conosciamo.
Su questa linea – scendendo terra terra – si collocano i programmi di “transizione ecologica” che, a tutti i livelli di governo, potrebbero portare ad un rilancio del principio di sostenibilità e dei conseguenti interventi di tutela/ripristino, non fosse che per il recupero del grande ritardo accumulato.
Anche per il Lago di Varese è pensabile ad un nuovo impulso nel risanamento delle risorse idriche (senza dimenticare gli altri ambiti ambientali, soprattutto territoriali/paesistici).
Le basi poste finora con l’istituzione dell’AQST sono positive in quanto:
– Hanno consentito il superamento (perseguito invano da decenni) delle diverse competenze sul governo del sistema idrico, in particolare della rete fognaria, divisa nelle competenze comunali particolarmente inefficienti;
– Consentono una visone unitaria e relativi poteri per l’attuazione di un programma unitario di interventi di ripristino della naturalità del lago, con la derivante razionalizzazione nell’impiego delle risorse . (finalmente un unico gestore del servizio idrico unico obbiettivo fissato dalla legge n. 36 nel 1994).
– Si può fin da ora valutare in concreto l’attuazione graduale dei programmi/progetti di recupero.
Sul piano generale va sottolineato come la visione generale del problema, nei termini del citato principio di sostenibilità deve vedere:
– La completa separazione delle acque comunque inquinate da quelle naturali, per le quali deve essere tutelata la rete degli alvei naturali in condizion i di sicurezza;
– La parte di acque veicolanti sostanze deve essere trattata fino al ripristino della naturalità e la raccolta di tutte le materie inquinanti con il derivante ciclo di recupero/smaltimento.
Peraltro dall’impronta data – soprattutto in termini di relazioni al pubblico – già sono rilevabili alcune criticità:
– Viene dato come molto positivo il risultato del prelievo delle acque profonde, positivo certamente lo è, ma si dice che ha consentito nella fase iniziale di “.. asportare 2 ton di fosforo e 18 ton di azoto..” mentre si omette di precisare che fosforo ed azoto sono solo spostati dal Lago di Varese al Fiume Bardello e quindi al Lago Maggiore. La soluzione definitiva al problema va ricercata nella affettiva asportazione dalle acque degli inquinanti Fosforo e assimilati attuata con un apposito impianto (per esempio come sezione dedicata dell’impianto depurativo di Gavirate);
– Si da fondamentale valenza al perseguimento dei parametri minimi biochimici che consentano la balneabilità della acque, mentre si tratta di un traguardo purtroppo lontano dal pieno risanamento del sistema idrico lacustre su parametri di effettiva e duratura sostenibilità;
– Appunto in tema di sostenibilità, non viene adeguatamente considerata la necessità di dare al depuratore un livello di efficienza e continuità operativa – compreso il recupero dei fanghi – adeguato a conseguire la piena rinaturalizzazione delle acque trattate.
– In considerazione della possibile evenienza di periodi di siccità sempre più prolungate la produzione di acque rinaturalizzate provenienti dai prelievi acquedottistici e in genere non da acque superficiali deve diventare importante per irrigazioni di soccorso conseguendo quindi il riciclo naturale degli emungimenti in falda dell’acquedotto.
Silvio Valisa, Novembre 2021