SFIORATORI: Parte tutto da sfiorare un verbo dal sapore anche intimistico, si pensa di sfiorare con una carezza la guance di un bambino o i capelli di una cara amica.. Si può essere sfiorati da qualcosa in movimento che passa vicinissimo a noi. Meno evidente che sfiora anche un velo d’acqua dal bordo di una vasca che si riempie troppo: se guardiamo bene, il lavabo del bagno ha un’apertura, sotto il rubinetto, che, se il lavabo si riempie troppo perché il tappo è chiuso, fa defluire l’acqua evitandole di traboccare (sfiorare) sul pavimento: gli idraulici lo chiamano troppo pieno, si tratta di uno sfioratore.
In pratica quando si ha un flusso di acqua che può essere in eccesso rispetto al suo contenitore, si provvede a predisporre uno sfioratore, cioè una particolare forma del contenitore che fa defluire l’acqua verso un canale di raccolta alternativo che si chiama in genere scolmatore.
Gli sfioratori quindi non sono gli addetti alle carezze, ma sono dei manufatti molto concreti, con dimensioni che spaziano dai troppi pieni dei lavandini fino ad opere idrauliche ciclopiche.1 Non per fare gli spiritosi, frequentemente gli sfioratori sono del tipo “a stramazzo”…
Passando a parlare dei problemi di inquinamento delle acque del Lago di Varese, entrano necessariamente nel discorso gli sfioratori (anche col termine scolmatori). Semplice, il Lago raccoglie naturalmente tutte le acque, provenienti dalla pioggia o da sorgenti, che scorrono nel suo bacino naturale, sparse sui terreni o raccolte dagli alvei naturali in ruscelli e torrenti. Per comodità, o per consentire lo sfruttamento delle aree, queste acque naturali – o “bianche” – spesso oggi sono raccolte in condotte artificiali. Poi sono entrati in scena gli uomini con i loro insediamenti, case di abitazione o edifici agricoli e industriali, ognuno rifornito di acqua pulita dall’acquedotto e attrezzato con uno scarico per le acque di scarto – “nere”.2 Semplicisticamente, gli scarichi di queste acque sono stati collegati alle condotte delle acque bianche, e quindi al lago si sono fatte pervenire acque “miste”.
Un sistema corretto di gestione delle acque deve prevedere che le acque “nere”, cioè inquinate dal passaggio negli insediamenti non entrino nel lago e siano invece portate ad un impianto di depurazione. Quindi il Lago è stato circondato da un collettore, progettato per raccogliere tutte le acque “nere”. Ma queste, in molti casi, arrivano al collettore tramite condotte percorse da acque “miste”. Deriva che, soprattutto in caso di pioggia, le condotte miste raggiungono una portata superiore a quella che il collettore può ricevere, quindi il deflusso in eccesso passa per uno sfioratore che lo devia, recapitando nel lago una parte3 delle sostanze inquinanti portate dalla rete fognaria verso il collettore e, suo tramite, al depuratore.
Gli sfioratori sono stati realizzati in genere subito dopo il 1985 – anno di entrata in funzione del collettore circumlacuale – quando, allacciando le condotte fognarie comunali ci si è accorti che, essendo in genere di tipo misto, le loro portate, sia per l’apporto di acque naturali sorgive sia soprattutto per le acque meteoriche, raggiungevano portate di gran lunga superiori a quelle che il depuratore poteva ricevere. Già nel 1991/92 una indagine tecnica commissionata dal Consorzio di Risanamento del Lago di Varese ha evidenziato un panorama del tutto insoddisfacente sia per qualità dei manufatti sia per il loro livello di gestione manutenzione da parte dei Comuni.
Da quanto esposto derivano alcune considerazioni:
- Perché la tutela del lago sia efficace è che le acque naturali “bianche” siano separate da quelle “nere” attrezzando la rete fognaria con condotte separate. I cari sfioratori dovrebbero rimanere disoccupati;
- Tutti gli scarichi provenienti da insediamenti devono trovare recapito in rete fino al depuratore (attualmente sussiste una quota – da accertare – che finisce negli alvei naturali o nelle falde);
- La cessazione di ogni recapito di sostanze inquinanti nel lago potrà dare spazio ai processi di depurazione naturale, mentre il ricambio naturale delle acque potrà avviare la diminuizione graduale naturale degli accumuli attualmente rilevati, togliendo necessità ed utilità agli interventi diretti sulle acque del lago attualmente oggetto di accanite progettazioni e appetitose previsioni di spesa;
- Il depuratore deve essere gestito e, se il caso , potenziato, fino a rendere possibile il riuso (agricolo o analogo) delle acque di risulta, anche in previsione dei periodi siccitosi che i mutamenti climatici lasciano prevedere come sempre più frequenti. Secondo il principio della “circolarità” nel ciclo dei rifiuti, principio destinato a diventare ineludibile nel nostro futuro;
- Esiste proprio in questo periodo la possibilità concreta di finanziamenti straordinari specifici per interventi di tutela ambientali. Quelli ottenibili per il lago devono essere indirizzati alla soluzione del problema assolutamente primario quello della cessazione di apporti inquinati al lago.
Si potrebbe dire BASTA CON GLI SFIORATORI….!!